Il Rosso e il Blu: ritratto (im)perfetto della scuola
italiana
dii Paola Cavallo
Una preside
scrupolosa, attenta più alla burocrazia che ai bisogni degli studenti. Un disilluso
professore di Storia dell'Arte che insegna ormai da diversi anni e ha perso
il gusto per l'insegnamento e la bellezza. Un giovane e idealista supplente
di Lettere che crede di poter far interessare i suoi alunni alla poesia. E
poi gli alunni, ragazzi che stanno crescendo con le loro contraddizioni,
ansie e paure. Sullo sfondo un liceo della periferia di Roma, che si
erge a simbolo delle scuole italiane.
"Il Rosso e
il Blu" é molto più di un film. E' l'analisi attenta e a tratti cinica
di una scuola in balia della crisi e del cambiamento.
L'inizio é
emblematico, con la preside che entra di soppiatto nel bagno, chiude i
rubinetti rimasti aperti ed estrae dalla sua borsa la carta igienica, di
cui il bagno é sprovvisto. Come ironicamente amara é un'altra scena, quella
della corsa e della lotta frenetica alla ricerca di una sedia per la classe.
Scene di crisi, di
mancanza di fondi. Ma nel film c'é molto altro.
La storia é tratta
dal libro "Il rosso e il blu, cuori ed errori
nella scuola italiana" di Marco Lodoli, scrittore e giornalista italiano, nonché
docente di Lettere in un istituto professionale della periferia di Roma.
Lo spunto narrativo
si svolge intorno ai corridoi, la sala insegnanti, le aule, la palestra, per
rappresentare la scuola nel suo quotidiano.
Le aule sono
attraversate da una richiesta di dialogo, di incontro. Dialogo e incontro
che hanno smarrito le parole utili per dirsi e darsi una possibilità.
C'é un altro
elemento su cui il film si è soffermato: ognuno di noi, che sia studente,
professore, preside, ha bisogno di qualcuno che creda in lui. Per lo
studente spesso é fondamentale, per il professore é salvifico.
Il film é una novità
importante nel panorama cinematografico: in tutti questi anni di attacchi alla
scuola pubblica, mentre cinema e tv mostravano adolescenti solo alle prese con
lucchetti ed sms, ci si è dimenticati che la scuola é anche e soprattutto
altro.
Il movimento di
macchina finale coglie l'aula dopo che lo tsunami adolescenziale della classe
si é precipitato incontro alle vacanze estive con tutto il fiato che ha in
corpo. E' un movimento malinconico e fiducioso al tempo stesso,
che si interrompe come una promessa. Una promessa di qualcosa ancora da venire
ma che é già lì. Basta saperlo ascoltare.
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