sabato 8 dicembre 2012



Il Rosso e il Blu: ritratto (im)perfetto della scuola italiana
dii Paola Cavallo


Una preside scrupolosa, attenta più alla burocrazia che ai bisogni degli studenti. Un disilluso professore di Storia dell'Arte che insegna ormai da diversi anni e ha perso il gusto per l'insegnamento e la bellezza. Un giovane e idealista supplente di Lettere che crede di poter far interessare i suoi alunni alla poesia. E poi gli alunni, ragazzi che stanno crescendo con le loro contraddizioni, ansie e paure. Sullo sfondo un liceo della periferia di Roma, che si erge a simbolo delle scuole italiane.
"Il Rosso e il Blu" é molto più di un film. E' l'analisi attenta e a tratti cinica di una scuola in balia della crisi e del cambiamento.
L'inizio é emblematico, con la preside che entra di soppiatto nel bagno, chiude i rubinetti rimasti aperti ed estrae dalla sua borsa la carta igienica, di cui il bagno é sprovvisto. Come ironicamente amara é un'altra scena, quella della corsa e della lotta frenetica alla ricerca di una sedia per la classe.
Scene di crisi, di mancanza di fondi. Ma nel film c'é molto altro.
La storia é tratta dal libro "Il rosso e il blu, cuori ed errori nella scuola italiana" di Marco Lodoli, scrittore e giornalista italiano, nonché docente di Lettere in un istituto professionale della periferia di Roma.
Lo spunto narrativo si svolge intorno ai corridoi, la sala insegnanti, le aule, la palestra, per rappresentare la scuola nel suo quotidiano.
Le aule sono attraversate da una richiesta di dialogo, di incontro. Dialogo e incontro che hanno smarrito le parole utili per dirsi e darsi una possibilità.
C'é un altro elemento su cui il film si è soffermato: ognuno di noi, che sia studente, professore, preside, ha bisogno di qualcuno che creda in lui. Per lo studente spesso é fondamentale, per il professore é salvifico.
Il film é una novità importante nel panorama cinematografico: in tutti questi anni di attacchi alla scuola pubblica, mentre cinema e tv mostravano adolescenti solo alle prese con lucchetti ed sms, ci si è dimenticati che la scuola é anche e soprattutto altro.
Il movimento di macchina finale coglie l'aula dopo che lo tsunami adolescenziale della classe si é precipitato incontro alle vacanze estive con tutto il fiato che ha in corpo. E' un movimento malinconico e fiducioso al tempo stesso, che si interrompe come una promessa. Una promessa di qualcosa ancora da venire ma che é già lì. Basta saperlo ascoltare.


 

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