In
1600 a dire “Sì”
A Washington mega-nozze tre giorni dopo l’entrata in vigore della legge pro- matrimoni gay. Anche a Londra cambiamenti.
di
Giulia
Candita
Ottocento
coppie, milleseicento fra uomini e donne a dire “sì” dopo che la legge riguardo
al matrimonio gay è stata approvata nello stato di Washington. Ma non è
l’unico, anche in Connecticut, Iowa,
Massachusetts, New Hampshire, New York hanno accettato i matrimoni gay durante
il referendum che si è svolto lo
scorso 6 novembre.
L'entrata
in vigore di questa nuova misura nello stato di Washington arriva appena pochi
giorni dopo la storica decisione della Corte Suprema di valutare il diritto ai
matrimoni omosessuali ancora vietati a livello federale ma ormai riconosciuti
in molti Stati.
I
nove giudici della Corte si riuniranno per la prima volta in marzo per
ascoltare le diverse ragioni pro e contro e prendere una decisione attesa prima
della fine di giugno. Le prime a dire “sì” sono state Sarah e Emily Cofer, due
insegnanti di scuola elementare che si sono giurate amore eterno di fronte ad
un giudice di un tribunale locale nella contea di Seattle. Altre due neo-spose, Robin e Danielle, vestite in giacca
bianca con rosa all'occhiello, hanno spiegato: ''Il nostro rapporto è più
forte che mai, ora che è anche riconosciuto dallo Stato. E speriamo che un
giorno questo succeda in tutto il Paese''.
Contemporaneamente
anche a Londra il primo ministro britannico, David Cameron - militante dei
diritti omosessuali- chiede che persone dello stesso sesso possano unirsi in
matrimonio con rito religioso. Proposta inaccettabile per la Chiesa cattolica
che attraverso il cardinale O’Brien aveva già paragonato la legalizzazione
delle nozze gay - annunciata dal governo Cameron, alla legalizzazione dello
schiavismo. Addirittura l’arcivescovo e nunzio apostolico Antonio Mennini,
aveva invocato una «santa alleanza» tra le religioni per fare pressione sul
governo inglese contro i matrimoni gay.
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