Ogni bambino ha diritto ad un sorriso.
Giornata
mondiale dell’infanzia 20 novembre 2012
di Doriana De Gaetani
Una giornata dedicata ai bambini di tutto il
mondo, alla loro tutela e ai loro diritti finalizzata ad eliminare abusi e
violenze sui minori.
Istituita il 20 novembre 1989, la giornata mondiale dell’infanzia e
dell’adolescenza celebra la data in cui venne
approvata dall'assemblea generale delle Nazioni Unite la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia.
La celebrazione del 20 novembre,
in realtà, risale alla risoluzione 856 (IX) del 14 dicembre 1954, nella quale
l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, sulla base della precedente Dichiarazione dei diritti del fanciullo
(20 novembre 1959), ha raccomandato che tutti i paesi istituissero una giornata
per i diritti dell’infanzia, quale giornata di iniziative dedicata alla
promozione degli ideali e degli obiettivi fissati nella Dichiarazione ed alla
promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti.
Entrò in vigore il 2 settembre
1990 ed esprime un largo consenso su quali siano gli obblighi degli Stati e
della comunità internazionale nei confronti dell’infanzia, codificando in
maniera significativa le norme internazionali applicabili ai bambini.
Tutti i Paesi del mondo
(eccetto Somalia e Stati Uniti) hanno ratificato questa Convenzione.
Nel nostro paese è stata
ratificata il 27 maggio 1991 con la legge n.176. Oggi aderiscono alla
Convenzione 193 Stati, un numero che supera quello degli Stati membri dell’ONU.
Una
celebrazione importante per l’Italia e
per gli altri 172 stati che riconoscono il bambino come
persona, e quindi sullo stesso piano di tutti gli altri
componenti della società.
Oggi sempre più tantissimi bambini vivono
condizioni di svantaggio, privi dei servizi essenziali e del diritto di
crescere bene, come sottolinea anche, con precisi dati, l’ultimo Rapporto
Unicef.
Fatti e numeri che non ci possono vedere
insensibili e lontani, anzi ci devono far riflettere se davvero teniamo ai più
piccoli, alla loro crescita: alla persona indifesa e vulnerabile che
rappresentano.
Certo la strada è ancora lunga perché si
possa parlare di “bambino tutelato”, ma le buone premesse ci sono tutte.
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