PEPPINO IMPASTATO: LA SUA VOCE DOPO
TRENTAQUATTRO ANNI
PER
RICORDARE L’IDEATORE DI “RADIO AUT”
Giammarco Spina
Qualche
giorno fa, molti hanno ricordato il 34°
anniversario della morte di Peppino Impastato, attivista contro la mafia ed
ideatore di “Radio Aut”.
Peppino
è stato assassinato dalla mafia la notte del 9 maggio 1978, proprio la stessa
notte in cui, poche ore dopo, fu ritrovato il corpo di Aldo Moro in via Caetani,
a Roma, a metà strada tra Piazza del Gesù, sede della Dc e via delle Botteghe
Oscure, storica sede del Pci.
Peppino era nato a
Cinisi in una famiglia mafiosa. Suo padre, Luigi, era amico del numero uno di
Cosa nostra, Tano Badalamenti, suo zio era Cesare Manzella, capomafia ucciso
con una Giulietta al tritolo nel 1963.
Una vita già tracciata, una strada da seguire,
quella dell'onore alimentato dal sangue e dalla violenza, a cui, però, Peppino
si ribellò, rompendo con il padre quando era ancora poco più che un ragazzo.
Negli anni successivi, Peppino si lanciò in
un'intensissima attività politico-culturale antimafiosa. La denuncia dei
traffici internazionali di droga e delle speculazioni dei signori del cemento
arrivò con la nascita di Radio Aut,
un'emittente privata autofinanziata attraverso la quale Impastato inveì contro
gli affari del capomafia Gaetano
Badalamenti.
Nel 1978 si candidò nella lista di Democrazia
Proletaria alle elezioni comunali. La sua elezione, però, arrivò qualche giorno
dopo la sua morte.
Oggi a portare avanti il ricordo di Peppino è suo
fratello Giovanni Impastato, impegnato in molte manifestazioni e fondatore
della “ Casa memoria Felicia e Peppino
Impastato”, dedicata anche alla madre. Giovanni ha chiesto per questo
giorno anche una messa per ricordare suo fratello Peppino, ma questa gli è
stata negata, giustificando con l’affermazione che “i tempi non sono ancora
maturi “ .
In realtà, la vera motivazione sta nel fatto che
la Chiesa non può ancora accettare di commemorare un comunista, un
rivoluzionario, anche se si è battuto per una causa comune ed è stato punito per
questo con la morte.
A Cinisi, si è svolta la marcia dei 100 passi dei sindaci; il nome è stato
scelto per ricordare la distanza che separava la casa di Peppino da quella del
boss Tano Badalamenti. Questa manifestazione si è aperta con il saluto di
Agnese Moro, figlia del famoso statista ucciso dalle Brigate Rosse.
“Tuo fratello e mio padre erano molto diversi. Ma
qualcosa li unisce, qualcosa che viene prima e va al di là del fatto di essere
stati uccisi, e per di più lo stesso giorno. Credo che entrambi amassero la
giustizia e la liberazione, da ottenere con la mite e coraggiosa strada della
democrazia, che è tale solo con l'assunzione di responsabilità da parte di
ognuno”.
Queste sono state le parole che hanno segnato
questo giorno, in cui si commemora la scomparsa di due grandi uomini, di
fazione politica diversa ma di scopi simili. Questi due grandi sono stati Aldo Moro e Peppino Impastato e noi li
ricorderemo sempre per ciò per cui si sono battuti, la libertà.
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