mercoledì 9 maggio 2012

 
“Appartiene al tuo sorriso l'ansia dell'uomo che muore”
A 34 anni dalla scomparsa di guerrieri senza armi: Aldo Moro e Peppino Impastato

di Giulia Candita e Pietro Marraffa                          

 

Si ricorda oggi, in tutta Italia, la morte di due uomini uniti da un’ unica sorte: la lotta, la morte e il ricordo.

Il caso volle che entrambi fossero assassinati in questo giorno, forse una sfida o una semplice provocazione.                   

Peppino Impastato nacque a Cinisi in una famiglia nella quale la mentalità mafiosa non era oggetto di contestazione.

Frequentò il Liceo Classico di Partinico ed appartiene  a quegli anni il suo avvicinamento alla politica.

Organizzò il Circolo "Musica e Cultura”. Il 1977 porta Giuseppe Impastato e il suo gruppo alla realizzazione di Radio Aut, un'emittente autofinanziata che indirizza i suoi sforzi e la sua scelta nel campo della controinformazione e soprattutto in quello della satira nei confronti della mafia e degli esponenti della politica locale. Fu assassinato il 9 maggio 1978 e solo ventitré anni dopo fu riconosciuto vittima della mafia.

 Aldo Moro  nacque a Maglie e la sua opera fu di straordinaria utilità per l’evoluzione e la buona riuscita dell’ Assemblea Costituente che lo portò a ricoprire importanti cariche pubbliche. 

 

Fu sequestrato a Roma a Monte Mario in Via Fani dalle Brigate Rosse e gli uomini della sua scorta vennero assassinati.
Viene rapito mentre si stava recando in Parlamento per partecipare al dibattito sulla fiducia del nuovo governo Andreotti.
Il 9 maggio, dopo 55 giorni di prigionia, lo statista venne ucciso dalle Brigate Rosse. Il suo corpo sarà trovato nel bagagliaio di una Renault R 4 rossa, posta emblematicamente a metà strada tra Piazza del Gesù e via delle Botteghe Oscure.
Il 9 maggio non è solo la data in cui si ricorda rispettivamente una vittima della mafia e l’omicidio delle istituzioni politiche.
Il 9 Maggio è la data in cui si ricorda l’uccisione della libera espressione, della consapevolezza, della coscienza cittadina, di chi ebbe il coraggio di dire “No” al marcio, alla criminalità organizzata. Moro e Impastato non furono eroi, né dei da adorare. Furono uomini che segnarono la seconda metà del Novecento nel modo più umano possibile. Due uomini che si comportarono da uomini, uomini che non ebbero paura. Un poeta e un grande mediatore tra Governo e Popolo meritano la commemorazione nella speranza che il buon esempio dia i suoi frutti e non solo parole.

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