giovedì 27 gennaio 2011

Questa partita non s'ha da fare

Match Italia-Serbia iniziato dopo 37 minuti di attesa e interrotto al 6’ sullo 0-0 per i disordini causati dagli ultras serbi

di Paola Cavallo e Caterina Tondo


Doveva essere una festa. Finalmente lo stadio Marassi sarebbe stato teatro di una partita della Nazionale che da Genova mancava da anni.

E invece le scolaresche di bambini e le tante famiglie presenti allo stadio hanno dovuto assistere allo sconcertante degrado offerto da persone che non meritano di essere chiamate “tifosi”.

Già nel pomeriggio si respirava un’aria di violenza con tre fermi e quindici feriti serbi negli scontri con la Polizia in città. La situazione è precipitata dentro lo stadio quando a dieci minuti dall’inizio della partita circa 1.600 ultras serbi nel settore ospiti hanno cominciato un lancio di fumogeni verso la vicina gradinata nord riempita da tifosi italiani.

Il lancio è proseguito verso il campo, nonostante l'intervento dei vigili del fuoco, ed è stato accompagnato anche dall'esplosione di una bomba carta. La polizia, in assetto antisommossa, si è schierata a bordocampo al di là della recinzione che circonda i tifosi stranieri. Intanto sono iniziate le scaramucce con i tifosi italiani in curva nord, provocati, che hanno risposto innaffiandogli con un’idrante.

Gli agenti della Digos hanno cercato di convincere a scendere una decina di ultras, che hanno sollevato la rete della "gabbia" e si sono appollaiati sulla recinzione. Intanto le squadre sono entrate in campo. I giocatori ignari di tutto, si sono guardati intorno spaesati. Il minuto di silenzio previsto in onore dei militari italiani deceduti in Afghanistan è stato completamente ignorato poiché sovrastato da fischi e urla. Era chiaro che così non si poteva giocare. L'arbitro scozzese Thomson ne ha preso atto, e ha mandato le due squadre negli spogliatoi.

Dopo qualche minuto i giocatori sono rientrati in campo e la squadra serba al gran completo ha provato a placare gli animi dei suoi tifosi invano. Finalmente alle 21.27 con 37 minuti di ritardo la partita ha avuto inizio. Tempo di sentire i fischi dei tifosi italiani ogni volta che la Serbia prendeva palla e di vedere un rigore a favore dell’Italia trasformato dall’arbitro in punizione. Precisamente alle 21.38 é arrivata la decisione finale: la partita viene sospesa e vengono fatti evacuare dallo stadio i normali tifosi. Nello stadio rimangono solo gli ultras e la polizia.

Gli scontri, fuori e dentro lo stadio fra polizia e ultras sono andati avanti fino a notte inoltrata con il risultato di una quindicina di feriti fra cui un carabiniere e un poliziotto. Arrestati alcuni ultras fra cui Ivan Bogdanov che con le sue braccia tatuate e il suo passamontagna era stato il vero protagonista della serata. La decisione della Uefa nei confronti della Serbia non è stata delicata: vittoria dell’Italia 3-0 a tavolino, tre partite casalinghe a porte chiuse e l’esclusione per i prossimi due anni della nazionale serba dall’Europeo.

Tutta questa vicenda non può che far interrogare seriamente le istituzioni calcistiche riguardo alla sicurezza negli stadi: dov’erano le autorità quando i 1.600 ultras serbi sono tranquillamente entrati nello stadio con fumogeni, petardi e bastoni?




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