giovedì 25 marzo 2010

Una vita da giocare

di Giuseppe Lavermicocca

Il calcio, per molti il gioco più stupido di tutti! Solo per il fatto che si gioca con la parte del corpo più lontana dal cervello. Ventidue persone che corrono dietro a una palla nel tentativo di buttarla nella porta avversaria.


Per molti non ha nessun senso. Eppure milioni di persone seguono le partite, vanno allo stadio, si appassionano, si emozionano e si legano a una squadra, diventano tifosi, si affezionano a un gruppo di persone che corrono dietro a una palla. Ma cosa spinge queste persone a farlo? Forse è più di uno sport, di un gioco, forse in esso è racchiuso qualcosa di più grande, di più profondo; scaturisce nelle persone che lo seguono, e in quelle che lo vivono, sentimenti e emozioni uniche e indescrivibili, che ti fanno crescere e ti insegnano come affrontare la vita; perché in fondo la vita è come una partita di pallone.


Ci sono momenti in cui domini e altri in cui soffri e sei “sotto”, alcune volte puoi vincere e altre puoi perdere, altre ancora sembra che la vita ti dia una seconda possibilità, come se ti desse del tempo per rimediare, dei tempi supplementari. Se poi sei tanto fortunato ti lascia un'ultima possibilità, i calci di rigore: a quel punto,o sei dentro o sei fuori.


E gli spettatori rappresentano tutte quelle persone che osservano la tua vita da un punto di vista diverso, diverso per ognuno di loro, come direbbe Pirandello; a volte ti criticano, a volte ti sostengono. Ma loro non sanno cosa si prova a lottare sul campo, per riuscire a vincere la propria partita, quella della vita. Certe volte rimangono con te fino alla fine della partita e altre ti abbandonano ancora prima del traguardo.



Ora pensateci bene, il calcio non è solo uno sport, ma rappresenta un percorso che ognuno di noi deve compiere, attraversando momenti facili e meno facili. Ci sarà sempre qualcuno che farà il tifo per noi, da cui trarremo forza, ma in caso contrario, come un calciatore che va dritto alla meta, dovremo dribblare le critiche e gli insulti. Per me, ora che ci penso, è la cosa più bella che esista.

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