giovedì 25 marzo 2010

"Svincolarsi dalle convinzioni, dalle pose e dalle posizioni"

di Simone Barco

"Faccio di tutto per impedire il mio successo stesso perché son contro me stesso" (“Contro Me Stesso” - Morgan).
L’incredulità dei media di fronte alla dichiarazione di Marco Morgan Castoldi di assumere droghe pesanti con regolarità giornaliera stupisce più di quanto la notizia in sé abbia stupito la società.
La sua inclinazione a droghe e alcol è nota da tempo ma ora suscita scalpore.

Siamo nel 1995. Morgan, leader dei Bluvertigo esordisce con l’album “Acidi e Basi” nel quale spicca il singolo “L.S.D.” (che si rivela poi acronimo per La Sua Dimensione).
Nel 2001 il brano che lo ha portato sul palco dell’Ariston aveva un titolo emblematico: “L’Assenzio” nel cui testo elencava elementi che “fanno bene, fanno male” tra i quali l’alcool, la marijuana e l’oppio.

A questo punto, si avanzerebbe qualche dubbio anche sull’ammissione a quel Sanremo, dove il suo gruppo si collocò ultimo nella categoria big, per il buon esempio che avrebbe dato ai giovani. Il cantautore stesso dichiarò che la canzone in gara era figlia degli effetti della bevanda, da cui prende il titolo, altamente alcolica e fino a poco tempo fa vietata in gran parte degli stati europei.
Ma forse tutto questo non è bastato all’opinione pubblica per farsi un’idea sulla vita privata del musicista. E forse non bastano nemmeno interviste come quella doppia a cura delle Iene con l’ex compagna Asia Argento, nella quale ammettono di aver fatto uso di droghe tra le quali ecstasy e cocaina.

In una canzone del suo primo album da solista (“Canzoni Dell'Appartamento” - Columbia / Sony BMG, 2003), inoltre, parla di un paradiso all’interno del suo cocktail e degli effetti che provoca in lui (“Heaven in my cocktail”).
Non c’era dunque bisogno di conoscere a fondo il cantante per capire che non conduceva di certo uno stile di vita retto e perfetto. Ma di sicuro chi lo ha richiesto e ammesso negli studi di viale Mazzini per la partecipazione a X Factor conosceva la sua produzione artistica e quindi i testi da lui scritti.




Perché allora stupirsi tutto a un tratto, in maniera così plateale di fronte all’ammissione del musicista di far uso regolare di crack? Per quale motivo ci si getta così duramente sull’artista?
Nello spettacolo, nell’arte, nella vita pubblica e nella politica constatiamo numerosi esempi di personaggi famosi che assumono droghe o affini. Eppure solo in pochi vengono assaliti da una così preparata giuria morale che in molti casi si rivela ipocrita. Senza allontanarci troppo, per fare un esempio possiamo rimanere nei pressi del sessantesimo Festival della canzone italiana. A detta di Mario Adinolfi: “Su quindici residui partecipanti al concorso ben quattro hanno ammesso esplicitamente di aver usato droghe: sono sua maestà Emanuele Filiberto, Povia, Fabrizio Moro e Irene Grandi”.
Questa vicenda ha assunto le sembianze di una scarna caccia all’uomo il cui interesse non era di certo preservare giovani menti da cattivi esempi corruttori. Infatti, come possiamo notare, la bufera mediatica ha ottenuto risultati opposti collocando al centro dell’attenzione la droga e un’immagine vittimistica di Morgan che da untore da evitare è passato ad appestato da curare e consolare.

Sarebbe stato più salvifico ammettere il cantante al festival. Se non fosse stato gradito, il pubblico lo avrebbe fischiato assieme al principe Emanuele Filiberto.
Anche perché a differenza di quest’ultimo che sbandiera nella sua “lettera d’amore” la sua innocenza, sentendosi come un povero esiliato ingiustamente, Marco Castoldi nel suo brano non ammesso, si limita a cantare un inno a “La Sera”, forse volendo imitare impropriamente grandi poeti.
Morgan non doveva usare il palco floreale come tribuna dalla quale sfoggiare le proprie opinioni che tutto sommato interessano a pochi. Semplicemente avrebbe dovuto presentare la musica che non ha nulla a che fare con qualsiasi vizio della vita umana.

Nessun commento:

Posta un commento