venerdì 5 febbraio 2010

ancora sul maestro ideale... In risposta ai vostri commenti...

Paura... ansia... severità...muro... mortificazioni...è davvero questo il triste resoconto del rapporto con i vostri docenti? Essi vi trasmettono solo nozioni? Nulla vi dicono che vi apra alla vita?Non metto in discussione le vostre percezioni, ma siete proprio sicuri di non confondere la paura di parlare con il rispetto che meriterebbe ogni insegnante?

Non si può negare che laddove si instauri un clima eccessivamente disteso e affabile è più facile cadere in eccessiva confidenzialità, con tutte le prevedibili conseguenze del caso... Indubbiamente si potrebbe generare, tanto per dirne alcune, maggiore propensione alla distrazione, scarsa proficuità a livello didattico, labile rispetto dei ruoli reciproci, pensateci... Vero è che non tutti gli allievi sarebbero tentati dal superare i limiti, ma quanti tra voi non se ne curerebbero?

La classe è fatta da tante individualità, ciascuna diversa da un'altra, ed è compito del docente mediare, scegliere una via che possa adeguarsi al contesto in cui opera.
Non confondete, vi prego, l'autorevolezza con la severità, sono due cose distinte: l'ordine che il docente cerca di mantenere in classe non è il silenzio assoluto -nessuno vuole creature inanimate di fronte a sè- nè la rigida conformità a regole. Mantenere l'ordine significa che, all'interno di limiti accettabili e proficui da ambo le parti, gli studenti stanno eseguendo il regolare svolgimento delle attività. In classe come a casa...

Il docente deve necessariamente tener tutto sotto controllo, e mai fingersi dissimulator: è nostro dovere richiamarvi costantemente ai vostri ruoli e funzioni, proprio nell'interesse di quella crescita umana e professionale che ci proponiamo di favorire nelle vostre menti e nei vostri animi. L'austerità, se ben vedete, non è negata da Quintiliano: egli chiede solo che non sia arcigna, acida, crudele. Quale animus parentis non è austero? Ogni genitore dovrebbe mantenere un certo rigore nei confronti dei propri figli, per guidarli come un punto di riferimento stabile, non flessibile. E così l'insegnante! Ogni allievo ha bisogno di sentirsi rassicurato, protetto per poter apprendere; invece l'assenza di regole, un atteggiamento troppo amicale, genera dispersività e incertezza circa il comportamento giusto. Il rigore che assume un insegnante, rispetto agli obiettivi che si prefigge di far conseguire ai suoi ragazzi , è invece garanzia di non incertezza, di non ambiguità. Il giovane ha bisogno di relazionarsi ad adulti che gli diano dei limiti, dei punti di riferimento.

Ciò non significa severità gratuita. E quale docente mai è crudele nei vostri riguardi? Quintiliano chiede all'insegnante di non essere offensivo: potreste mai sostenere di aver davvero subito offese, mortificazioni, o umiliazioni dai vostri docenti? Forse avete ricevuto pungoli, come stimoli, ma mai offese. Anzi noi docenti siamo i primi a soffrire con voi dei vostri insuccessi, e siamo i primi ad inorgoglirci con voi dei vostri successi. Ci viene naturale promuovere i vostri comportamenti corretti e i vostri traguardi, allo stesso modo come redarguire i comportamenti sbagliati. Poichè, in un caso come nell'altro, abbiamo investito su di voi attese, aspettative, speranze, impegno. E perchè, davvero, ogni classe che se ne va, dopo la maturità, è come un figlio che lascia la casa natale: lui porterà sempre con sè gli insegnamenti che ha ricevuto, chi resta conserverà sempre caramente il suo ricordo.
C.T.

6 commenti:

  1. Diciamolo chiaramente: non tutti hanno la vocazione per questo mestiere e le capacità per essere dei bravi insegnanti, anche per colpa dell'idea che "finché hanno una sedia e uno stipendio credono di essere il padre eterno" (cit. di qualcuno nella nostra scuola, e non era uno studente) e perciò possono lavorare come gli pare.
    Ad ogni modo i casi in cui più che di stimoli si può parlare di offese ci sono, e ci sono stati, perché ci sono professori a cui non importa aiutare o spronare gli studenti per migliorare.


    Ovviamente ci sono pure gli esempi positivi di professori veramente capaci, ma il problema è che sono comunque pochi quei professori veramente degni di nota e che sono dei punti di riferimento per gli studenti.

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  2. Se il liceo fosse oggi quello per cui è stato ideato, se il liceo fosse una scuola peripatetica come intendeva il povero Aristotele, il maestro allora sarebbe una vera guida. Ma nella scuola com’è oggi strutturata vige un solo culto: il voto, e non più la voglia di conoscere e l’amore per il sapere. Ciò che conta oggi non è la conoscenza (dato che, le statistiche parlano chiaro, fra qualche mese faremo parte anche noi dei diplomati più ignoranti d’Europa), ma avere un foglio di carta per entrare con dignità nel tanto atteso, temuto ed esaltato “mondo del lavoro”!

    L’alunno fin da piccolo studia solo in funzione di qualcosa. Non per se stesso ma perché se vuole avere un futuro deve farlo. Gli è stato inculcato questo e questo farà, lui che non è libero di scegliere. Perché fin da piccolo i grandi gli hanno insegnato a temere il futuro.
    Se lo studente potesse realmente scegliere di stare seduto in quel banco (anche se non dovrebbe stare seduto ma dovrebbe passeggiare intorno all’edificio), allora sarebbe bramoso di sapere sempre cose nuove e l’insegnante avrebbe piacere a discuterne insieme a lui. Ma oggi una discussione in classe non interessa né all’insegnante che non può perdere il passo sul programma per non fare brutte figure con i colleghi che gli succederanno, né allo studente che non ne ricava profitto.
    Perciò si fa il proprio dovere perché bisogna farlo.
    E allora ci si chiede se un progetto dà credito, se un segno meno su un quaderno in fodera celeste possa incidere sulla valutazione finale, si passano intere giornate con calcolatori alla mano per poter calcolare la propria vita (perché è questa la vita per il giovane studente)..

    L’insegnante è lì per fare il proprio lavoro perché per lui quello è un lavoro, lui non può perdere ore di lezione. E la colpa non è sua, è, come sempre, tutta colpa del sistema. Sui gradini della piramide gli insegnanti siedono solo poco più in alto degli studenti.
    Entrambi sono vittime.
    Entrambi subiscono.

    Nel frattempo io aspetterò ancora il prof. Keating (vd. L’attimo fuggente) o il prof. Hundert (vd. Il club degli imperatori): uomini che vivono con i propri studenti le loro ansie e le loro gioie e li tendono la mano e piangono con loro e ridono con loro e soffrono per loro.


    P.S. Inevitabilmente concordo con quello precedentemente detto da Vincenzo!

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  3. Inutile dire che concordo con Vincenzo e con Simone. perchè in fondo rappresantano il pensiero di tutti gli sudenti. Siamo stanchi di correre dietro ad un voto che non servirà mai a farci crescere. L'isegnante deve comportarsi da tale e avere dai suoi studenti il rispetto meritato. Ma devvero non potremmo essere in grado di rispettare qualcuno che sta oltre la tanto temuta cattedra solo perchè riesce a parlare con noi? bè io penso che sono quelli gli insegnanti che dopo la maturità potremmo ricordare con piacere.

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  4. Come non essere d'accordo sul fatto che l'interesse per il voto rischia di rendere sterile il nostro studio, diventando la preoccupazione primaria per noi studenti (ed ora che siamo in periodo di pagelle stiamo avendo più di qualche conferma in merito...). Tuttavia non credo sia questo il motivo per cui siamo tra gli studenti più ignoranti del continente. Circa la figura dell'insegnante ritengo che, per come è strutturata la scuola oggi, sia davvero difficile che possa dedicare del tempo a cercare attualizzare gli argomenti trattati, interessandosi del pensiero dei singoli alunni. C'è un programma da concludere ed in quinto più che mai esso si fa incombente. Ciò nonostante a mio avviso l'insegnante dovrebbe essere prima di tutto un educatore, non tanto nel senso di spronare gli allievi in difficoltà, ma intendendo il termine nella sua vera accezione,ovvero quella di saper trasmettere, prima ancora della conoscenza, l'insieme dei valori che sono fondamentali nel vivere civile, diventando un modello da seguire; lo dice lo stesso Quintiliano: “Lui in prima persona non abbia vizi né li tolleri”. Credo sia soprattutto per questo che un professore lasci un buon ricordo nella mente dei suoi alunni, anche in futuro.

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  5. Ognuno di noi cerca sempre , in tutti i modi, di portare avanti la propria idea!!! Che si tratti di uno studente o che si tratti di un professore. Conciliare "diversi" punti di vista non è semplice , ovviamente!! Personalmente credo che nella scuola di oggi non tutti i professori abbiano buoni propositi nel senso che c'è chi lo fa davvero per passione ma anche chi lo fa come ripiego o chi ormai lo fa da tempo perdendo di vista i valori del vero MAESTRO. Ansia, paura e tristezza sono emozioni che tutti gli studenti provano nella loro carriera scolastica poichè ossessionati ogni giorno dal voto e dalle interrogazioni!!! Questo è inevitabile.Ma esiste davvero un modello da seguire? Non si può essere perfetti, si sa. Quindi sta a noi ragazzi pensare di essere ogni giorno migliori e apprendere da ciascun professore ciò che di buono lui abbia.

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  6. Purtroppo i valori veri su cui in precedenza poggiava la conoscienza non si recupereranno mai e tutti noi ne siamo consapevoli. La figura dell'alunno è inevitabilmente cambiata e corre verso qualcosa da raggiungere non perchè ne abbia realmente voglia ma solo per non essere diverso dagli altri. La situazione muta quando si incrocia il cammino di insegnanti che non vedono il loro ruolo come una fonte di denaro, ma svolgono la loro professione nel nome dell'amore per i giovani e per la materia da loro abbracciata! Insegnanti che diventano genitori, punti di riferimento, modelli di vita, ma che malauguratamente sono "in via di estinzione".

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