martedì 26 maggio 2009

Social Network o Business?

di Luana Bianco e Valentina Vita

SOCIAL NETWORK: accaparrarsi i gusti dei blogger è il “NUOVO” business

Facebook conta più di 175 milioni di utenti. La sua popolazione lo renderebbe la sesta nazione più popolosa del mondo. Microsoft lo aveva valutato 15 miliardi di euro. La ricchezza di queste aziende, di questi servizi sono coloro che navigano. I duellanti sono Facebook e Google e la posta in palio sono i gusti degli utenti. Obiettivo: anticipare la spesa, predirla e indirizzarla a fini del business. Da un lato la politica esclusiva di Facebook, dall’altro, il motore di ricerca di Mountain View verso un modello più aperto. Secondo l’Asca ogni attività su internet sarebbe migliore se mettessimo in condivisione azione quotidiane: gli articoli più letti, le qualità di un ristorante, ecc... Ma esiste una barriera importante che è data dal fatto che le informazioni rappresentano una “ricchezza” quindi la possibilità di orientare le nostre scelte.


David Glazer afferma che “questa sorta di rubrica di indirizzi, telefoni e facce più “nuance” di quelle cartacee che si usavano una volta diventa spesso indispensabile per chi comincia a usarla. «I dati valgono oro».
Quando Facebook, nel 2005, ha comprato MySpace, Murdoch ha sborsato 580 milioni di dollari. Per diventare azionisti di Facebook, Microsoft ha sborsato 240 milioni per l’1,6 % delle azioni, cioè ha valutato il sito, creato da Mark Zucherberg, 15 milioni di dollari. Le cifre in ballo sono molto alte!
La domanda è: i social network sono realmente in grado di produrre profitti? In effetti Zuckerberg si è ben sistemato, ma in realtà la società per ora ha ricavi insufficienti per pagare la banda e l’energia necessaria affinché la rete funzioni. I ricavi hanno superato i 300 milioni nel 2008 e sono in crescita, ma le spese crescono ad un ritmo maggiore. Zuckerberg dice: «dobbiamo puntare a una crescita significativa e continua, i profitti verranno dopo. Avere decine di milioni di utenti costituisce per i social network più grandi una risorsa inestimabile, soprattutto se le aziende continueranno a usare i social network per comunicare con i clienti , una strada che molti “grandi” hanno intrapreso per sfruttare la possibilità di raggiungere milioni di persone nel Mondo».




Accanto a MySpace e a Facebook ce ne sono altri: i cosiddetti “business” social network. La loro missione è di mettere in contatto le persone ma a scopo professionale, veicolando a volte posti di lavoro, contatti e curriculum. A differenza degli altri social network detti “generalisti” quelli “professionali” fanno accedere a servizi tramite abbonamenti premium. I due più importanti business social network, sono LinkedIn e Xing. Quest’ultimo attualmente ha circa 6 milioni di utenti ed è leader nel mercato spagnolo e sudamericano. Ma questi siti sono veramente utili per cercare lavoro? Roberto Dadda, docente del politecnico di Milano, è scettico.

I numeri che girano attorno a questo “mondo” sono impressionanti. L’azienda che controlla Xing è quotata alla Borsa di Francoforte con profitti attorno ai 9,2 milioni di euro; LinkIn ha raccolto 76 milioni di dollari da donatori privati e sono cresciute anche le visite. L’aumento è stato del 42% nell’ultimo periodo ma sono aumentate anche frequenza e durata delle connessioni. La più giovane community nata nel 2006 è Twitter e sta diventando una vera e propria moda a livello mondiale. Questo sito dà una sola possibilità: scrivere in 140 caratteri cosa si sta facendo e cosa si sta pensando! La cosa che più attrae è che Twitter può essere usato da tutti, dai politici ai giornalisti agli sportivi. Su questo sito, come già è accaduto, si ha la possibilità di “twittare” una notizia prima ancora che le televisioni o le agenzie stampa le pubblicassero. Negli Usa sono 70 deputati e i senatori lo usano abitualmente. Nel Parlamento italiano al momento nessuno. Anche Google si è creato un proprio account.
Oggi Facebook&Co sono sulla bocca di tutti ma fino a qualche tempo fa non era così. Già si avvertiva che un giorno, a poco a poco, tutti sarebbero stati destinati a vivere una “seconda vita”.

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