martedì 26 maggio 2009

La terra trema: l'Abruzzo in ginocchio

di Giuseppe Massa e Fabrizio Moretto

“Anche la porta di casa era bloccata. Ho temuto di restare intrappolata anch’io”Ore 3.32: la Terra trema. Oltre 250 vittime. Tanti i dispersi. Molti i feriti. Poi, palazzi crollati; monumenti distrutti: un pezzo di storia schiacciato sotto le macerie di una città che ora piange i suoi morti. Subito dopo la violenta scossa sulle strade si sono riversate le persone, molte delle quali hanno visto crollare dietro le loro spalle i sacrifici di una vita intera. E sono stati i fortunati, perché in tanti hanno visto il soffitto delle abitazioni crollare sopra le loro teste.

Tra i fortunati c’è Francesca, una ragazza di vent’anni di Loreto Aprutino. Era in camera con la sua amica, in un appartamento ubicato in una traversa di via XX Settembre. È stata svegliata da un forte boato. Poi ha visto il soffitto crollare nella stanza attigua a quella in cui dormiva. “Non ho capito subito che cosa stava succedendo – racconta ancora sotto choc la ragazza, scampata alla tragedia – intorno vedevo solo macerie e frammenti di muro. Anche la porta di casa era bloccata. Ho temuto di restare intrappolata anch’io”. Francesca ha temuto il peggio ma non si è arresa. Scalza e con in mano solo il cellulare ha trovato il modo per fuggire. “L’unica via di scampo era la finestra – aggiunge ancora la giovane – così ho legato le lenzuola del letto e ho lanciato fuori della finestra il materasso. Poi, raccogliendo tutto il coraggio che solo un grande pericolo ti sa dare, mi sono calata giù”.

Non ci credeva ancora Francesca quando ha toccato terra con i piedi. Era salva. Con lei si era salvata anche la sua amica (anche se questa, cadendo, si è fratturata una gamba). Il primo pensiero è stato quello di avvisare i genitori. Intorno a loro, però, non tutti sono stati altrettanto fortunati. Teatro della tragedia, almeno il primo su cui si sono concentrati i soccorsi, è stata la casa dello studente. Troppi giovani sono rimasti sotto le macerie.


Tra loro anche il cugino di Francesca. I suoi genitori hanno aspettato per ore, 13 per l’esattezza, prima di avere notizie del loro Giuseppe, 24 anni. “Spero sia ancora vivo – urlava il padre disperato qualche ora dopo la violenta scossa – cercate bene! Mi sembra di sentire la sua voce”. E sono state davvero tante le voci, che più che parlare emettevano lamenti , che provenivano dalle macerie della casa dello studente. Ma non tutte quelle voci sono riuscite a vedere il sole. Molti di quei ragazzi sono stati estratti morti.



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