Può un’ ideologia politica ancora oggi causare
stragi?
“Il più sofisticato e spettacolare attacco
politico mai commesso in Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale”
di Giulia
Candita e Pietro Marraffa
Le ideologie politiche non sono fatte solo di
ideali e belle parole, ma anche di violenza e razzia nei confronti della
libertà personale.
Ne è un esempio il pluriomicida Anders Behring
Breivik, che non ha mai mostrato segni di pentimento, poiché, fin dal giorno
del suo arresto, in nome della sua ideologia politica, si prende gioco dei
giudici e delle famiglie infrante durante il processo che si sta tenendo in
questi giorni a Oslo.
“Sì, lo rifarei di nuovo. Ho portato a termine
il più sofisticato e spettacolare attacco politico mai commesso in Europa sin
dai tempi della Seconda guerra mondiale”: sono parole forti quelle che escono dalla bocca di Breivik, parole non di un pazzo, ma di un
uomo senz’ anima.
Nello scorso Luglio, il neonazista norvegese
uccise a sangue freddo 77 persone colpendo la sede del Governo e un campo
estivo di giovani, nell'isola di Utoya, "per legittima difesa"
dell'identità nazionale della Norvegia, minacciata a suo dire dal
"multiculturalismo" provocato dall'immigrazione.
Era dai tempi della Seconda Guerra Mondiale che
morte e politica non si incontravano generando ingiustificate stragi ed
uccisioni di innocenti e non è bastato tutelare i diritti umani con leggi,
sottoscrizioni e associazioni varie.
L’uomo, in questo caso Breivik, non mostra
risentimenti, convinto, sino in fondo, di aver agito dalla parte del “Bene”, di
aver commesso un’azione giusta anche se estrema.
Non un pazzo, ma uno schiavo del pensiero
politico, forse un convinto estremista che ha condannato tanti giovani laburisti
e che continua a condannare, accennando sorrisi e lacrime di fronte alla palese
verità. Solo al termine di queste dieci settimane si arriverà ad una
conclusione.
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