giovedì 24 febbraio 2011

Essere bamboccioni: una scelta o un obbligo?


di Natalia Proto e Pierpaolo Pastore
















Come sempre la medaglia ha due facce e a pagarne le conseguenze sono i giovani!

Sembra proprio che i bamboccioni siano in aumento. Già, proprio gli stessi ragazzi che in Inghilterra devono lasciare la casa paterna una volta maggiorenni per non pagare una specifica tassa alla propia famiglia contribuendo alle spese quotidiane.

In Italia invece, giustamente ma anche per sfortuna, preferiscono restare a casa nonostante l'età inoltrata. Alcuni approfittano della mamma, che farebbe di tutto pur di non lasciare i figli, non avventurandosi così nella vita reale! Altri restano a casa perché non hanno altra alternativa.

Si parla tanto di "bamboccioni", ma ci si chiede però se in realtà non siano le mamme bamboccione! Sembra che delle madri vissute nel grande periodo rivoluzionario del '68, invece di quel senso di responsabilità e consapevolezza dei propri diritti e doveri, sia rimasto solo un senso di superficialità e irresponsabilità.
Genitori sessantottini, che facevano i rivoluzionari, ma godevano sempre dei benefici familiari, attaccavano la polizia, occupavano le università, ma venivano lo stesso sempre considerati dall'opinione pubblica.

E queste generazioni di sessantottini non potevano far altro che mettere al mondo una generazione di veri e propri irresponsabili. Troviamo madri individualiste che non vogliono assumersi il compito di educare i figli affinché riescano a trovare la propria identità e autonomia, egocentriche, disinteressate della loro vera formazione, incapaci di indicargli la giusta via perchè implicherebbe troppi sforzi.

Troviamo al contrario madri iperprotettive, con la paura di lasciare i propri figli in balia del mondo e delle sue difficoltà. Senza il coraggio di staccarsi dai propri "pargoli", le madri li convincono a restare sempre a casa nell'agio che ovviamente non dispiace!

Ma sopratutto padri inesistenti, rottamati, svuotati dei loro poteri, aggrediti da una cultura che gli attribuiva quel principio di autorità, regressivo e reazionario, che blocca lo sviluppo dei figli, ne impedisce l’emancipazione e reprimendone la libertà.

Da questa realtà è molto difficile per un giovane uscire fuori con una propria identità, con un proprio carattere capace di affrontare le sfide di questo tempo, da qui l' egoista volontà di restare a casa, aggiunta alle scarsissime occasioni lavorative. Giovani, da sempre abituati a vivere in casa, con madri che li "cullano", gli offrono tutti i servizi e le comodità: dalle faccende domestiche alle spese economiche. Comfort irrinunciabili per i giovani di oggi.

A tutto ciò si aggiungono le scarsissime opportunità di lavoro, dovute alla corrente crisi economica. Poiché il lavoro è divenuto troppo caro rispetto al costo del capitale, le imprese decidono di sostituire le persone con le macchine. Queste perdite di posti di lavoro sono, ovviamente, una pessima notizia per le persone colpite e per chi spera di essere assunto.
E i giovani, in notevole difficoltà nel trovare lavoro, impossibilitati dalla mancanza di soldi, a rendersi indipendenti e ad allontanarsi dal focolare domestico, sono costretti a essere a lungo assoggettati ai genitori.

Tutto ciò si riflette nello sconforto di quei ragazzi volenterosi che vorrebbero essere utili alla società, e anche nei bamboccioni ma in minore misura.

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