martedì 19 gennaio 2010

L'amore secondo Saffo

A proposito dell'omosessualià, come vi avevo già accennato in altra occasione, ragazzi miei, sono stati scritti da una donna per un'altra donna i versi più belli che parlano dei sintomi d'amore devastanti. Sono opera di Saffo, poetessa di Lesbo che visse sul finire del VII sec. A.C. L'intensa carica emotiva, la straordinaria modernità e l'ineffabile altezza poetica delle sue parole sono sempre fonte di rinnovata commozione per il lettore.

Vi propongo la traduzione che, ammirato, volle rendere dall'originale greco Salvatore Quasimodo:

"Come uno degli Dei, felice
chi, a te vicino, così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosa. Subito a me
il cuore in petto s'agita sgomento
solo che appena ti veda, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Rapido fuoco affiora alle mie membra,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente".

Quest'ode famosissima, forse la più famosa di tutti i tempi, ha talmente suggestionato lettori illustri e non da generare un modello di riferimento costante nella tradizione poetica: da Apollonio Rodio (Argonautiche, 3, 960 sgg) a Teocrito (Idilli 2, 106-110), a Lucrezio (De rerum natura 3, 155 ss.), a Orazio, passando per la sublime rivisitazione di Catullo, famosa non meno dell'originale. Fino a Parini e Foscolo, che tradusse l'ode.
Chiunque voglia riproporre in chiave poetica la dinamica degli stati emotivi scatenati dalla passione amorosa non può non fare riferimento a questi versi. L'ode è stata ribattezzata l'ode della gelosia da alcuni (Saffo gelosa guarda con invidia all'uomo che beato siede accanto alla donna da lei amata), canto di delirante passione secondo altri. In ogni caso si tratta di amore puro, vero, totalizzante, che coinvolge in una tensione estrema tutti i sensi, quasi li sfinisce fino all'annullamento.
Straordinaria modernità, dicevamo: ancor più straordinaria se pensiamo al fatto che si tratta di amore tra due donne. La lucida consapevolezza con cui Saffo esplora la sua interiorità per poi regalarla al lettore è sconcertante. Ciò testimonia quanto fosse libera ed emancipata la società greca, assai più della nostra, incatenata in tabù e pregiudizi...
Carmen Taurino

1 commento:

  1. io credo che a prescindere dalla convenzionale questione del chi ama chi,oggi, quello che spaventa davvero,quello che nessuno riesce ad ammettere forse più a se stesso che agli altri, è che si ha maledettamente paura. Paura d amare, di volere bene, di dare senza pretendere . In amore così come in molte altre cose siamo tutti codardi e crediamo che nascondersi dietro maschere sia il modo più facile per sfuggire alla vita. Ma non è così. Almeno credo. Quindi no, io non giudico l uomo che che nel "buio di un armadio si perde in un altro essere simile a lui",ma lo invidio. Invidio la temerarietà che ha nel perdersi in un sentimento che nessuno più vuole PROVARE a vivere.
    Piera

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